Buongiorno, voglio in primo luogo ringraziarVi per aver convocato Fenascop a questa audizione. Un ringraziamento sincero da parte mia e dell’associazione tutta che mi onoro di presiedere e rappresentare, a prescindere dal fatto che per quanto brevemente esporrò, a mio parere FENASCOP non dovrebbe essere solo audita, ma dovrebbe anzi essere parte integrante del Tavolo per la Salute Mentale.
FENASCOP – Federazione Nazionale Strutture Comunitarie Psicosocioterapeutiche, dalla sua fondazione nell’anno 1993, unica in Italia, a livello nazionale e regionale con le proprie associazioni territoriali, rappresenta le strutture residenziali e semi residenziali ad utenza psichiatrica: attualmente oltre 58 enti con 135 unità operative (Comunità Terapeutiche e centri diurni, di medie o piccole dimensioni) presenti in tutta Italia tra privato imprenditoriale e privato sociale, per un totale di circa 1751 posti letto autorizzati ed accreditati per duemila operatori.
Rappresentiamo in parole povere quelle strutture che sono nate sulla spinta della riforma basagliana, prima della Legge 180 e che sono continuate a nascere nei vent’anni successivi alla chiusura dei manicomi decisa nel 1978, quando i manicomi esistevano ancora e sono esistiti per altri venti anni in cui abbiamo curato e riabilitato i pazienti sul territorio, su invio dei servizi territoriali.
L’invito all’audizione a FENASCOP ed agli altri soggetti oggi presenti rappresenta, bisogna darne atto, un tentativo concreto a livello nazionale e ministeriale di fotografare cosa sia l’assistenza psichiatrica, cosa offra il Servizio Sanitario Nazionale per la salute mentale, di quali strumenti possa disporre, una rilevazione dei bisogni di salute mentale. Che sono drammaticamente elevati, lo sappiamo:
- Secondo l’ultimo rapporto Unicef più di 1 adolescente su 7 di età compresa tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato (ansia e la depressione rappresentano il 40% di questi disturbi); per le ragazze a livello globale, il suicidio, fra i 15 e i 19 anni In Europa occidentale è la seconda causa di morte fra gli adolescenti fra i 15 e i 19 anni, con 4 casi su 100.000, dopo gli incidenti stradali (5 casi su 100.000).
- Secondo una metanalisi condotta da ricercatori australiani, pubblicata da The Lancet, la pandemia di COVID-19 ha causato un aumento dei disturbi d’ansia e depressione maggiore in tutto il mondo, soprattutto nelle donne e nei giovani. Per questi ultimo, le occupazioni dei pochi posti letto anche ospedalieri per l’età evolutiva disponibili, sono aumentati enormemente;
- una persona su due soffre di ansia e insonnia e l’80% ha sperimentato almeno un sintomo correlato al burnout (settembre 2021 – ricerca BVA-Doxa sul benessere psicologico nelle aziende italiane).
Tutte le ricerche apposite confermano che accanto ai dati sopracitati, si accompagna il prezzo pagato da chi svolge una professione sanitaria, lavori in terapia intensiva, in una sperduta Rsa, come Medico di Medicina Generale, nella salute mentale: chi più chi meno, tutti/e loro hanno pagato un prezzo altissimo in termini di burnout.
Insomma, il bisogno di salute mentale, il bisogno di prevenzione e di cura, è più importante che mai ed occorre abbandonare vecchie contrapposizioni che si rincorrono da tempo, magari utilizzando nomi nuovi, e vedono via via mettere in contrapposizione assistenza domiciliare o budget di salute e strutture residenziali, servizi a proprietà pubblica e a proprietà privata, anche se si tratta di servizi tutti autorizzati ed accreditati e quindi tutti eroganti un SERVIZIO PUBBLICO.
Occorre abbandonare la ricerca di istituzionalizzazioni e contenzioni dove in effetti non ci sono e ben difficilmente ci possono essere, per combatterla dove invece esiste ancora.
Si denuncia regolarmente ad esempio una presunta e non vera istituzionalizzazione dei pazienti nelle strutture residenziali extra ospedaliere che talvolta viene abbinata dai mezzi di informazione all’utilizzo della contenzione farmacologica ed alla contenzione meccanica, quest’ultima in particolare assolutamente impossibile da utilizzare in una struttura residenziale extra ospedaliera, salvo subire certe e giuste conseguenze penali per chi la disponga e la esegua.
Considerando quelli che sono i compiti assegnati al Tavolo Nazionale Salute Mentale e il drammatico bisogno che la salute mentale esprime anche nel nostro paese, occorre abbandonare queste vecchie contrapposizioni e autorefenzialità che non risparmiano nessuno e riguardano tutti/e e ragionare per percorsi di cura, utilizzando ed ampliando l’offerta dei servizi oggi disponibili.
Secondo FENASCOP bisogna insomma, riassumendo:
- rivedere la riabilitazione psichiatrica in termini di percorsi e non di prestazioni;
- integrare le competenze superando la logica dell’autoreferenzialità e della contrapposizione pubblico-privato per fornire risposte ai nuovi bisogni di salute e prevenzione;
- progettare, programmare e verificare sistemi innovativi di riabilitazione in linea con le nuove emergenze (esordi psicopatologici e incremento di suicidi nei giovani, impennata dei DCA, insomma i dati sopra citati sopra citati) e con le indicazioni dell’OMS (Atlante 2020), oltre che del Piano d’Azione Globale Salute Mentale 2013-2020;
- Condividere flussi di dati riferiti all’effettivo percorso riabilitativo residenziale/semiresidenziale e non solo riferiti ai dati anagrafici dell’utenza.
- Contribuire alla definizione di linee guida riabilitative omogenee su tutto il territorio nazionale.
Mi avvio alla conclusione, richiamando un fatto significativo che riguarda le strutture residenziali psichiatriche.
I primi risultati della ricerca multicentrica DIAPASON (https://www.diapason-study.eu/) , promossa dal Prof. De Girolamo, dal Dott. Starace, dal Dott. Ronchetti, (ricerca alla quale hanno attivamente partecipato alcune strutture aderenti a FENASCOP) confermano l’efficacia del lavoro svolto nelle strutture residenziali psichiatriche in quadri psicopatologici riferibili alle psicosi.
FENASCOP è disponibile alla condivisione di indicatori ed evidenze di efficacia anche su altre patologie complesse, segnalate oggi come priorità: esordi psicopatologici, DCA, autori di reato, Disturbi di Personalità, per le quali FENASCOP stessa esprime strutture specializzate a tali ambiti di intervento.
Strutture residenziali e semiresidenziali che soffrono le problematiche già sollevate ad esempiodal Prof. Bencivenga e dalla dott. D’Agostino.
Ecco allora perché, come dicevamo all’inizio, FENASCOP dovrebbe essere rappresentata e non solo audita da questo tavolo, in cui manca un rappresentante delle strutture residenziali, che svolgono una fondamentale azione di raccordo tra il sistema ospedaliero e quello territoriale di gestione dei pazienti affetti da patologie psichiatriche.
Pertanto, in conclusione, ringraziando per l’attenzione, rinnovo l’invito ad integrare la rosa dei partecipanti al succitato Tavolo Nazionale con un esponente della scrivente Federazione.
FENASCOP si impegna fin d’ora ad inviare al più presto, ed in seguito di riscontro positivo, il curriculum del rappresentante da essa incaricato a partecipare ai lavori del Tavolo.
Buon lavoro!
Emilio Robotti
Presidente
Fenascop Nazionale