[Segnalazione articolo]
Titolo originale: “Residenzialità comunitarie: luoghi terapeutici/evolutivi trasformativi o assistenziali/allocativi? Cruciali scelte di politica sanitaria“
Abstract: Il tema delle Comunità Terapeutiche negli anni è stato affrontato dalla nostra categoria professionale in più battute: l’Ordine degli Psicologi del Lazio nel 2002 e 2003 istituì un gruppo di studio denominato Comunità residenziali per la tutela della salute mentale; nel 2021 un ulteriore gruppo di lavoro dal titolo Progetto Comunità Terapeutiche Ordine Psicologi Lazio. Da menzionare infine che nel 2022 il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi) ha promosso uno specifico Gruppo Tecnico denominato “Comunità Terapeutiche residenziali”.
Gli scriventi, hanno avuto l’opportunità di partecipare anche in qualità di coordinatori a tutte le iniziative sopra indicate.
In questo articolo si vogliono riportare le importanti criticità rilevate all’interno dei programmi comunitari così come indicati e prescritti dalla Regione Lazio: in termini di criteri di accreditamento, figure professionali previste, rette, ruoli apicali e dirigenziali.
La direzione sembra infatti propendere verso una sorta di aziendalizzazione e un modello assimilabile alla clinica psichiatrica con il rischio concreto di concepire l’approccio comunitario o schiacciato verso un’eccessiva sanitarizzazione o con un’impronta solo di tipo socio-assistenziale. La conseguenza è la semplificazione e banalizzazione dell’intervento lasciando di fatto poco o nessun margine all’aspetto terapeutico evolutivo/trasformativo.
Cultura e professione intende:
– ribadire il ruolo profondamente terapeutico della residenzialità in psichiatria per contenere l’emergere di figure professionali diverse da quelle psicologiche in ruoli chiave dell’organizzazione
– sensibilizzare la Regione in relazione ad alcune scelte di politica sanitaria convinti che per portare avanti una buona clinica occorre a monte una buona politica sanitaria
Fonte: Cultura e Professione
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